Conosco parole che sostano e riposano nella penombra, rivelazioni stracciate a nenie in attesa del sonno
so della calma alle porte di un istante e il cauto sollevarsi in volo
lo sciogliersi della cera sulle ali, il distacco e le unghie che si oppongono come artigli alle rocce
la vita in sospeso
e il grido dell’aquila in amore.
Conosco il ristoro del silenzio, l’impetuoso contatto contro il rumore e la mia solitudine sbiadita in un abbraccio
il vento che fischia alle orecchie, l’oceano gorgogliante che smuove la superfice del tempo
so le parole e il suono delle lacrime bevute nel deserto, gli spasimi ed anche tutta la dolcezza
del sangue che si muove nelle vene
il riversarsi della marea sulla pelle, la corrente che scivola e che mi scorre
e poi soltanto spazio che mi sovrasta.
Conosco il mio sguardo, rapito, denso e remoto che strappa ardori immersi e affogati
nella più cruda disperazione
e infine so dei miei occhi che scavano e giocano la luce rimestandola come creta
per dileguare la paura della notte.
G.M