Tesori di Sicilia

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Ruormi nicuzza.

Ruormi cu l’ancili.

U munnu è senza pararisu.

A terra avi spini e picca rosi e strati ri petri ca fanu sdurrubbari.

Tu ruormi, mentri ca si nica e u ciatu tuou fa ciauru ri latti.

Crisci e puoi talia unni mietti i pieri tuoi e cerca ri luvari i spini

e cogghiri sulu rosi mienzu e cuticciuna.

Maria Bugliarisi

Una melodia per il cuore!

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Ho voglia di migrare ,
come le rondini ,
forse l’ho già fatto
ed è per questo che non mi ritrovo più.
Sono tornata a cercarmi in una stanza senza mobilio ,
un viaggio senza valigia ,
un’unica fotografia appesa alla parete .

Sorridevo ,avevo cento anni di meno  ,e ora posso regalarti il ricordo di quello che ero.Sono cresciuta sai? Stringi forte nel pugno il mio tempo buono ,come un soffione che galleggia nell’aria sbronza di sole e di profumi .E’ il mio unico regalo.

Le domande le ho disperse nel fango ,in un rimmel che apre lo sguardo ad una verità parallela ,dove la ferocia della realtà ha abbandonato il veleno. E trovarti nel mio tempo è solo un esercizio mentale ,come le staccionate che salti prima di addormentarti .

E alle mie cene , pochi e scelti  commensali ,una chitarra e le dita immerse nella confettura  .E quelle dita poi me le ficco in bocca ,perchè il gusto lo assapori nella sostanza ,non nella forma ,ed io ,ho le mani e le labbra sporche di una realtà che ho morso e gustato fino al midollo.

Ma tu non lo sai ,pero’ puoi dirmi con disprezzo  che sono bella  ,o chiamarmi ancora Amore mio .

La verità ,e’ che sono votata alla disobbedienza ,mozzo e ammiraglio della mia nave .E questa sera vestirò il mio profumo ,poche gocce , come diceva la Divina ,e sarò bella ,come in questo specchio razionale che rimanda la mia immagine ,e sarò bella per me,per me e per chi , congiungendo le mani ,ha raccolto il mio sangue ad ogni mia morte ,per restituirmelo ossigenato ogni volta che sono risorta .

Si diventa  ridicolmente plastici ad ogni vita guadagnata .Come un bit , come un video game ,come un calzino rammendato cento volte.E in questo viaggio a ritroso nel tempo ,che non ha volto ne’ nome ,ne’ impronte sul cuore ,nuoto nel mio liquido amniotico ,e verro’ partorita ancora ,in questo asfalto che brucia gli occhi e le ginocchia ,dove la saliva ha il sapore del sangue e la pelle si avvelena di metallo e  polveri  sottili ,Siamo in guerra , ed io combatto ,faccio il filo al mio pugnale con la stessa pietra che in un’altra vita mi lapidò,e ci sputo sopra ,con disprezzo ,come il più feroce degli assassini ,perchè a tagliare  l’anima infetta ,impari la differenza tra un macellaio e un soldato.

E il mio  tempo nuovo non verrà più disperso  ,come lo sperma inutile di un maschio insicuro .E così sarà,

ogni sorriso , un fiore ,

ogni carezza , un bacio ,

ogni verità, una maglia sul  cuore .

.Ed ora , puoi baciarmi un’altra volta se vuoi .

.(…Pastelli…)

.                               

Settembre, dovrebbe.

Sorgente: Settembre, dovrebbe.

Così dovrebbe essere la vita
se soffia il maestrale a settembre:
priva di mura attorno
e con orizzonti che l’occhio non tiene,
dovrebbe essere a piedi scalzi a schiacciar uva
e fisarmoniche in festa,
dovrebbe essere ebbra di speranze audaci
e fuoco acceso
e membra stanche di lavoro buono.
Dovrebbe sapere di pane caldo e di legna,
di pace all’imbrunire
e tra il vento la voce amata
e acini morbidi di succo,
dovrebbe esser un sorriso lieve
che si apre
e la cesura di molte ferite.

Ditemi com’è un albero

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Ditemi com’ è un albero.
Ditemi il canto del fiume
quando si copre di uccelli.
 
Parlatemi del mare. Parlatemi
del vasto odore della campagna.
Delle stelle. Dell’aria.
 
Recitatemi un orizzonte
senza serratura né chiavi
come la capanna di un povero.
 
Ditemi com’è il bacio
di una donna. Datemi il nome
dell’amore: non lo ricordo.

Le notti si profumano ancora
di innamorati con fremiti
di passione sotto la luna?
O resta solo questa fossa,
la luce di una serratura
e la canzone delle mie lapidi?
Ventidue anni… Già dimentico
la dimensione delle cose,
il loro colore, il loro profumo…. Scrivo
a tentoni: “il mare”, “la campagna”…
Dico “bosco” e ho perduto
la geometria dell’albero.
Parlo, per parlare, di argomenti
che gli anni mi hanno cancellato.
(non posso continuare, sento
i passi della guardia)
(Marcos Ana) 

da Ditemi com’è un albero – Crocetti Editore
Trad. Chiara De Luca

….

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Quel verde un tempo mi ricordava le bottiglie allineate a testa in giù, ad asciugare nel sole estivo, prima di accogliere il denso nettare di pomodoro.
Il ventre profondo dei boschi.

Ora mi guardava, appannato dagli anni, trafiggendo il panno cieco che Lo separava dal resto del mondo.

Quel guizzare improvviso a rintracciare il ricordo di una forma, quell’aggrapparsi affannoso al barlume di un colore, ora somigliava più alle foglie d’ulivo che tremano al vento, sbiancate dalla polvere.

Chiusi gli occhi per fermare un dolore pungente che sapeva di lacrime, lo arginai  in silenzio insieme al fiato che si era annodato in gola.

Poi mi chinai ad abbracciarLa, trattenendo quegli occhi verdi nei miei; quello sguardo per il quale  io, ormai soltanto macchia senza lineamenti, non sarei mai invecchiata.

Sapevo che stava per chiedermi una ragione, una qualsiasi, ma dovette sentire qualcosa.

o capire..
esitò

e tacque, facendosi raccogliere dalle mie braccia.

Facendosi portare al viso, come un respiro.  

Piccola, contro il mio cuore.

 Mia Madre

.(..”Verde come il tuo sguardo”)