
@Edouard Boubat
Avrei tanto voluto abbandonarmi al sonno sul tuo petto, dormire per condurti nel mondo dei miei piccoli sogni, condurti attraverso la via stretta e impervia di ogni mio desiderio infranto dalla tua assenza, portarti in riva il mare che tanto ti assomigliava, perché anche tu sapevi dare un nome ad ogni mia tempesta, ad ogni cambio di vento, ad ogni aurora spenta e a tutti i tramonti accesi dalla mia voce che ti chiamava , urlando nel vuoto.
Io credo che è per questa ragione che amo tanto il mare, me lo ricordi ed è nel suo profondo che sempre io ti incontro, quando inabissarmi è la sola scelta che mi resta per non annaspare nell’acqua in rivolta ed i mie giorni sono vele sottili che navigano senza un refolo di vento buono.
Avrei voluto…e mi accorgo che mi assumo spesso il diritto di essere amata, da te più di qualsiasi altro l’ho preteso giustificandomi del fatto che mi avevi messo al mondo ed ora comprendo che sei stato comunque mio padre, di te ho il sangue e la caparbietà, l’ostinata tendenza a non mollare mai, non prima di aver tentato l’impossibile o soltanto una soluzione, una via d’uscita, di te ho più che geni e il ricordo dell’albero di mandorlo nella terra di famiglia, dove amavi stare solo, avvinghiato stretto alla tua rabbia mentre pestavi i frutti con i sassi..è così che ti trovai al nostro primo incontro, io donna ormai con i mie passi bambini..incerti, curiosi ed esitanti tu vecchio soltanto dei tuoi mille rimpianti con i tuoi neri occhi smarriti nei retaggi che creano tutte le parole volute e mai dette, zigomi affilati come rasoi a tagliare l’aria tra due muri e labbra serrate in un ghigno di orgoglio al quale non ho mai creduto;
Avrei voluto…e soltanto ora sono consapevole che non ti ho mai veramente concesso la libertà di amarmi ed ho dato per scontato che l’amore tra un genitore e un figlio fosse un dato di fatto, naturale, semplice, e invece no, caro padre, la forma più grande di questo sentimento è concedere all’altro, chiunque esso sia di poter scegliere se concedere o trattenere, perdonare o odiare, accettare di conoscersi o rifiutarsi per sempre…concedere dunque offrire una possibilità, l’amore è dono e quando si trasforma in sorta di merce di scambio a favore delle nostri desideri e delle nostre aspettative …allora è soltanto bene, affetto, gratitudine o riconoscenza.
Tu eri mio padre è questo discorso potrebbe sembrare un vaniloquio che non trova corrispondenza nei rapporti tra genitori e figli, ma io stasera può darsi che stia farneticando, ma casualmente mi sei venuto in mente mentre spulciavo i miei ricordi come è mio solito fare..ti ho chiesto scusa, pensando a quanto sei stato solo tu, mai compreso, sempre additato e furiosamente reclamato..ti ho immaginato in riva al nostro mare, mi sono scorta bambina dietro una roccia a scrutarti di nascosto..ti ho sussurrato piano : sai padre, avrei voluto che mi amassi tanto quanto ti ho amato io…ma non importa, il mio Amore vale lo stesso!
Giusy