Dal deserto…

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Un proverbio Tuareg recita:

Dio ha fatto una terra con l’acqua perché gli uomini potessero vivere, e una terra priva d’acqua perché gli uomini potessero aver sete, e il deserto, terra con acqua e terra priva d’acqua, perché potessero trovare la loro anima.

 

Il deserto è caratterizzato dalla “continua tensione fra opposte polarità, molto caldo e molto freddo, sterilità e fecondità, oasi ricche d’acqua e sabbia e pietre aride. Questo precario equilibrio tra estremi opposti rende l’esperienza del deserto “affascinante e minacciosa allo stesso tempo”, ma ogni volta che lo si attraversa, che si combatte con queste “forze” ogni volta che siamo costretti a misurarci con qualche “limite” non abbiamo che due possibilità: soccombere o resistere, in ogni caso l’attraversamento ci metterà davanti alla nostra anima e la sua visione  è sempre straordinaria, svela ciò che  veramente siamo  sotto lo sguardo dell’Amore e della compassione il mistero infinito e la  grandezza della libertà fatta di tutti quei piccoli, stanchi, affannati , sofferti e guadagnati passi verso la Speranza! Benedico i miei tanti deserti… i segni  di ogni caduta li tratto come diademi , al buio brillano di bellissima luce e mi rammendano chi sono.. ricordo l’arsura e le oasi di acqua e refrigerio, ma più di ogni altra cosa la vastità del silenzio capace di tramortire ogni dolore e ogni rabbia..la solitudine “piena” di una Presenza invisibile capace di colmare più di ogni altra cosa al mondo….ma soprattutto so, di non aver paura, mai più!

Giusy Montalbano

Ci ha provato la tristezza, la solitudine, la desolazione, l’arroganza, la presunzione…l’amore mascherato da tutto tranne che tenerezza..

ci hanno provato i giorni senza tempo e la storia fatta di attesa…con la sua lentezza smisurata…ci hanno provato tutti..chi non mi ha mai visto e chi si è appropriato del diritto di sapere cosa scorgere in me…chi ha vuto soltanto pretese prima di constatare la mia effettiva disponibilità…ci ha provato la mia immagine allo specchio che mi rimandava il Sole nonostante tutte le mie ombre e le mani che si sono sempre ostinate ad aprirsi in carezze restituendo i pugni al vento della rabbia spaccandola in due: una sciabolata di orgoglio che sa quanto è inutile il rancore!

Ci ha provato ogni cosa…ma sono ancora qui! Con tutta la mia vita e il mio cuore..che tenace sfida il vuoto e oso rialzarmi con la mia faccia da schiaffi e un sorriso che vibra tra i denti serrati …sono ancora qui..eccomi! Potenza è quest’anima che non si arrende al richiamo di ogni morte!

Questa Gioia

 Alla fine ci si arrende. Si perché fino ad un certo punto riesci a lottare, a crederci, a sperare. Poi basta, esaurisci le forze, la voglia, il desiderio stesso. E allora decidi e vai via, via per la tua strada

Sono spossata, stanca..torno da un viaggio lunghissimo, qualche mese ho lasciato il Mare per una scarpinata nella terraferma, un percorso irto e difficoltoso scalando una montagna, E’ stata una gita affascinante, ho irrobustito i muscoli delle gambe,tonificato glutei , accumulato graffi e ferite dalle piante selvatiche e mi sono bruciata il viso con il Sole forte delle alte vette.

Sono qui, dopo questa ardita spedizione a godermi un riposo guadagnato,svuoto il mio sacco improvvisato  e stendo su un tappeto di prato ogni cosa raccolta durante il cammino, pongo tutto sopra i fili d’erba ancora bagnati di rugiada mattutina facendo attenzione a non sciuparli con il peso dei miei sassi, si,perchè in realtà gran parte del contenuto è costituito da pietre…di tutte le forme e di tutti i colori, e poi fiori, impronte su rocce, muschio e foglie mai viste.

Cercavo la Gioia, qualcuno mi ha detto a suo modo che si nasconde tra la terra e il cielo,in mezzo ai rami  dell’albero della Vita, tra i fiori di campo e nel ciglio delle strade, tra i cespugli di bacche selvatiche e gustose,tra i tramonti e le aurore scrutando la linea di un’orizzonte lontano, tra gli ululati dei lupi che guardano che gridano alla luna e le fiamme di un fuoco acceso nella notte in mezzo al bosco per ripararsi dalle intemperie del tempo quando nemmeno le stelle possono farti da manto.

Ho cercato la Gioia, l’ho perseguitata con i miei passi e il mio fiato corto mentre lei mi sfuggiva giocando a nascondersi, qualche apparizione ogni tanto per non farsi dimenticare per invogliarmi a desistere dalla paura di averla smarrita per sempre; questa Gioia che salva dai deserti sterminati dove cade l’anima, questi spazi inumani, dove la tristezza prima frana, poi scuote e infine inghiotte, da queste terre ignote si fugge prima o poi perchè la Nostalgia della felicità, afferrata, intravista, abbracciata anche soltanto un attimo nell’arco di un’intera esistenza  sprona al viaggio per ritrovarla.

L’ho trovata,accaldata, madida di sudore , rossa di eccitazione, effervescente di stupore e meraviglia, bagnarsi nelle acque sorgive delle vette imbiancate di neve,l’ho vista staccarsi dalla sua cornice dorata nella quale l’avevo rinchiusa, dentro il bel quadro oleoso di rimpianti,  mi è venuta incontro,ho respirato l’odore del suo passo,  l’ho attesa e non con il coraggio degli eroi, ma sperandola sfogliando i miei quaderni ingialliti di ricordi pensando infine che il passato vicino al presente si era trasformato in qualcosa di irreale come i disegni di fumo che la sigaretta fa sul soffitto mentre sputo segnali…l’ho intuita mentre mi sembrava che il mondo non fosse altro che una giravolta in più tra queste figure informi di fumo che mutano a ogni sbuffo d’aria e cambiano di tono a seconda del tremolio della candela di Dio…l’ho invocata mentre nell’anima sentivo soltanto la tentazione di infilarmi io stessa dentro quel quadro, con la mia pelle ambrata, nascondendo sotto la gonna il mio sesso, cancellandolo,penetrandolo per dimenticare tutto il resto con tutto questo niente che reclama amore con dentro il cuore i nomi che mi si mescolano e i tempi che si incrociano nell’eternità con l’unica speranza che non sia una replica dove si moltiplicano le trame vuote, le ombre illuse e gli echi.

Questa benedetta Gioia! Declamata, bramata,ribadita,agognata…questa Gioia, così confusa nei piccoli piaceri sottoposti alle cause del tempo che ne assolve o condanna la sorte, mimetizzata tra pelle e i vestiti che indossi, stirata tra le pieghe per non lasciarla esplodere senza prima imprigionarla in un paio di occhi, nella bocca e nelle mani di chi ti sfiora e ti tocca…questa Gioia, sconfinata e immensa come solo può essere qualcosa che ti viene a trovare una volta e rimane per sempre, che non puoi rinchiudere,incorniciare,esporre nel tuo tempio di carne e battiti perchè come ogni tempio potrebbe essere depravato, distrutto,posseduto, bruciato e dimenticato ma lasciata libera di vagare nelle sue radure di pace e bellezza che sono i luoghi  antichi e primordiali del cuore dove tutto è possibile, tutto può sempre accadere…boschi incantati, foreste di vegetazioni, laghi di profumi , questa stessa Gioia che ignora chi sei, da dove vieni e dove vuoi andare…ti trascina nel suo mistero  di strabiliante dolcezza, ti cattura, ti stringe e ti abbraccia narrandoti  la storia di un posto dove l’indolenza conta quanto un sbuffo di solitudine…cenere dispersa nel vento mentre la Vita accade altrove… piena di gratitudine, svuoti il tuo sacco, lo riempi delle sue carezze, scavi una buca ai piedi di una montagna che incuriosita ti guarda, sventolando alberi come fossero mani complici  e seppellisci un tesoro che soltanto tu  quando vorrai potrai ritrovare.

 

A ‘Nica ca lupara

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“Davanti una croce di dolori da  annientare, dolori che sapevano di paura e l’unico modo di vincerli è stato sparare..ma chiudendo un occhio, bendandolo per prendere meglio la mira.. eh sì!  perchè certe cose le puoi guardare solo così..meglio piangere con uno solo che con tutte e due..lei vedeva troppe cose e questo le aveva arrecato un sacco di guai alla vista..glie l’avevano annebbiata, oscurata in certi momenti,  cose  così poco distanti  dal petto e dalla testa da scoperchiarle il cranio di indolenza, tristezza e disperazione, così vicino da calpestarle per sempre l’anima fino a farla ammutolire, niente ci aveva la ‘Nica, niente di niente, solo gli occhi per vederli e na’ lupara trovata nel fienile di tuo nonno.. scarica..ed allora ci pensò su, ci pensò tutta una notte e le venne in mente che forse l’unica cosa che aveva era un fiume di parole..tutte appallottolate e nascoste nelle tasche, parole come proiettili che potevano essere sparate solo e soltanto verso  quel marciume  di pensieri davanti..caricò la lupara, prese la mira  e Bang! Bang! Bang! una due tre volte…fino  a annientare per sempre quel paesaggio sconsolato di croce e abbandono..sapessi quante ne ha ammazzati a ‘Nica ..! Certe volte  la vita ci leva tutto..ci toglie pure l’aria per respirare,  e si piazza davanti con  la sua strada infinita di  dolore, un labirinto che ti fa perdere senza alcuna speranza, ma una cosa che ti rimane sempre ed è la mente, il cuore e la volontà   su quello nessuno può comandare..ed è per questa ragione che le parole, il coraggio e la forza diventano proiettili da sparare contro tutto ciò che ci vuole morti..e per morte e morte meglio la tua che la mia!  dicevano gli antichi”

Nonna Calì