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A volte ho perso il Mare:
il silenzio delle sirene più atroce del loro canto
mi si posò sul cuore come un macigno
il tempo si sdraiò immobile
sipario indolente steso sugli occhi
Sì, io che navigo,  smarrisco
di tasche bucate è piena la mia anima
e la sera trova se stessa in me, nella mia assenza
eppure io attendo
tesso il Vento  con il Tuo Nome
e nella giostra infinita della nostalgia
Tu sorridi,
mentre urti contro la mia solitudine
ripercuoti
scossa su scossa,
Mare su Mare
tumultuosamente mi chiami amandomi!

Giusy Montalbano

“Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro.
Perciò si lanci, accidenti a lei!”

 

Il Viaggio…

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Navigai verso Te

sul filo della voce del Mare che in Te finiva.

Venni per sentire il Tuo profumo

e Tu mescolasti il Tuo sguardo con il respiro:

come ricompensa per tutta questa strada percorsa!

Ti indicai il polverio delle carovane,

la foglia dell’oblio che cade dalle mie mani

il mattino dei fiumi, nel sole dei marmi gelati

il riflesso delle deviazioni e i deserti infiniti del silenzio

senza di Te

sono una porta all’esterno, uno sguardo sul limite

una voce nel deserto

attraversai  l’acqua,

fuggii dall’ombra,

andai,

infransi il mio orgoglio sulla vetta del nido delle aquile

ed ecco che,

nell’inchino dell’umiltà,

io sono al Tuo cospetto.

Come una melagrana spaccata a metà ,

chicchi di secoli di  segreti

Da te fino al tuo culmine, la mia vita si estende.

Da me fino a me, Tu ti estendi!

c’era il vuoto e una brezza.

C’era il buio e una stella.

c’era il suono della pioggia

sulla palpebra madida dell’amore

C’era l’esistenza, e un sussurro.

C’erano le labbra ed una preghiera.

lo strappo della carta della bellezza,

il riempire e svuotare la ciotola dell’esilio

con le mani del vento.

C’ero l’Io e un Tu: la preghiera, è una nicchia

odora di canzone perduta,

come la ninna nanna oscillante sul volto di mia madre.

e questa notte mentre ti aspetto

E’ tutto così fluido, intatto, vasto!

Lo specchio di Mare che mi hai dato!

IO no, io no… io non è vero che aspetto!

eh no, eh no, eh no, eh no
io ne avrei terre da sognare
ne avrei di voci da seguire
io non è vero che aspetto
eh no, eh no, eh no, eh no
io ne avrei lettere da spedire
ne avrei parole da imparare
per non cantarle sola

eh no, io no, io no, io no
io ne avrei dette di parole
io non l’ho amato il mio dolore
io non è vero che aspetto
eh no, eh no, eh no, eh no
ne ho gridate di parole
io non l’ho amato il mio dolore
e adesso canto sola
come se fosse facile convincersi
a non ridere troppo di sé.

P.S: Io non aspetto una cosa, qualcuno qualsiasi…io aspetto soltanto Te! Sono una rosa piene di spine, Tu sai toccarmi senza farmi male! Mentre Ti aspetto sempre Ti cerco!

Ti aspetto qui…

operatori-di-pace

Ti aspetto qui,

alle porte della mia Gerusalemme devastata

scioglierò i tuoi calzari presso la valle del silenzio

ad ogni angolo oscuro eremo delle mie stanze

so che verrai

mentre i mie occhi pozzanghere bagnate del Tuo Cielo

cercheranno il Tuo sguardo

saprò che è incisa sulle Tue labbra l’immagine di una domanda

Shalom dirai!

ed io riconoscerò l’unica vera promessa

che non si perde nel fiume di questo disincanto che è il mondo!

 

Giusy Montalbano

 

 

Sicilia mia!

Testo di Mokarta – Kunsertu

Bella figliola ca ti chiami Rosa

chi bellu nomu mamma a te t’ha misu

t’ha misu u nomu bellu di li rosi

lu megghiu ciuri di lu paradisu

bella figliola ca ti chiami Rosa

bella figliola ca ti chiami Rosa…

Passu di notti e ti salutu strada

cu ‘na vampa nto cori e vuci ardita

e nu salutu a mia finestra amata

cca dintra c’è na rosa culurita

rosa chi di li rosi ammuttunata

rosa a tinutu ‘n pedi la me vita

passu di notti e ti salutu strada…

iu sta canzuni la lassu stampata

cca dintra c’è na rosa culurita

ti pozzu offriri sulu ‘na cantata

sulu sta vuci mi detti la vita

pueti sunaturi e stampasanti

camparu sempri poveri e pizzenti

passu di notti e ti salutu strada…

e nesci rosa t’ha diri ‘na cosa

e nesci rosa t’ha diri ‘na cosa

e nesci rosa t’ha diri ‘na cosa ‘na cosa

e nesci nesci rosa!!!

***************

Traduzione di Mokarta

Bella figliola che ti chiami Rosa

Che bel nome tua madre ti ha messo

Ti ha messo il nome bello delle rose

Il più bel fiore del Paradiso

Bella figliola che ti chiami Rosa

Passo di notte e ti saluto strada

Con un fuoco nel cuore e una voce ardente

E un saluto alla finestra amata

Ché dentro c’è una rosa colorata

Rosa dalle rose circondata e protetta

Rosa hai tenuto in piedi la mia vita

Passo di notte e ti saluto strada

Io questa canzone la lascio scritta

Chè dentro c’è una rosa colorata

Posso offrirti solo una cantata

Solo questa voce mi ha dato la vita

Poeti suonatori e madonnari

Hanno sempre vissuto poveri e pezzenti

Passo di notte e ti saluto strada

Esci Rosa, devo dirti una cosa

e esci rosa devo dirti una cosa

e esci rosa devo dirti una cosa

e esci esci rosa!!!
***************
“Bella figliola ca ti chiami rosa, chi bellu nomi mammite t’ha misu”.

Affonda nelle storia della Sicilia dell’Evo Medio il nome di una delle canzoni siciliane contemporanee più belle e struggenti.

Nel 1072 i Normanni capeggiati da Ruggero d’Altavilla, diciannove anni prima di mettere in fuga, in quel di Scicli, l’emiro Belcane, sconfiggevano il condottiero arabo Mokarta, che in quelle terre si era stabilito costruendo un castello.

La località Mokarta fu elevata a Vescovado e divenne una delle città regie Normanne. Ospitò il primo parlamento regionale nel 1097.

I siciliani capirono, primi in Europa, l’inutilità della democrazia, e per questo, a Mokarta, inventarono il Parlamento, che oggi si chiama Assemblea regionale Siciliana.

Nei secoli il nome Mokarta ha cambiato area semantica, diventando luogo d’incontro e di partenza: nel mazarese esiste una piazza Mokarta, dove c’è un faro che è diventato richiamo dei viaggiatori d’oggi.

La canzone Mokarta

Nel 1989 la band band siciliana Kunsertu scrisse una canzone dal titolo Mokarta.

Il brano è stato scritto da Maurizio Mastroeni e Pippo Barrile (quest’ultimo la canta), è una notturna (il termine Siciliano per intendere la serenata) dedicata ad una donna di nome Rosa e di cui il testo si ispira a brani classici del repertorio tradizionale côlto della musica siciliana, quali ad esempio …E vui durmiti ancora! o al celebre passo Rosa fresca aulentissima di Cielo (o Ciullo) d’Alcamo dalla quale prende in prestito il nome per la fanciulla oggetto d’amore del poeta.

Bellissima l’immagine degli “stampasanti”, che al pari dei poeti, vivono poveri e pezzenti.

Abbiamo tradotto liberamente “stampasanti” col termine italiano “madonnari”.
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Kunsertu è stato un gruppo musicale siciliano attivo dalla fine degli anni ottanta al 1994.
Il gruppo nasce a Messina e raggiunge un notevole successo a livello nazionale già dal secondo album, “SHAMS”, pubblicato nel 1989 per la New Tone Records.

La loro musica miscela sapientemente le tradizioni provenienti da diversi angoli del mediterraneo, Sicilia e Maghreb, a cui si aggiungono influssi provenienti dall’Africa nera, dando vita ad un risultato originale ed esplosivo, soprattutto dal vivo.

Fondamentale l’apporto delle due voci leader, Pippo Barrile (messinese) e Faisal Taher (palestinese), non solo per le loro qualità timbriche e melodiche, ma anche per le possibilità di esplorazione musicale offerte dall’aver a disposizione una voce mediorientale e poterla intrecciare con una occidentale.

I testi e la musica scritti da Maurizio “Nello” Mastroeni e arrangiati dai Kunsertu, affrontano spesso tematiche legate all’attualità, dalle stragi nei campi profughi palestinesi al dramma dell’immigrazione, ma non disdegnano intermezzi leggeri e romantici (la loro “Mokarta” è ormai entrata tra i classici).

Dopo la pubblicazione del loro terzo lavoro (“Fannan”, 1994), il gruppo si è sciolto.

Dalle loro ceneri, nel 1996, sono nati i “Dounia”, nel 1999 gli Zongaje e nel 2005 Nemas (acronimo di Nello Mastroeni). Giacomo Farina entra invece nel gruppo degli Asteriskos, già presenti dal 2002.

N.B:  Quando ascolto musica della mia bella terra…mi sembra di viaggiare con il cuore in un altro mondo!

Nostalgia

La puoi sentire soltanto ad occhi chiusi,  con le ciglie bagnate di rugiada  e la musica che sussurra il tuo nome, dolcemente come fa il vento quando accarezza ogni stelo d’erba ed anche l’ultimo fiore della terra…quando le ombre cedono il passo alla strada deserta cavalcata soltanto dalla memoria…la puoi afferrare nel silenzio quando il rumore si posa nel mare per perdersi e sciogliersi nel frastuono delle sue onde, la puoi toccare quando hai perduto anche l’ultima certezza e vivi nel cuore della speranza, la puoi sorridere tra spazi e confini dopo che la pioggia ha bagnato e inzuppato  ogni tua sponda…la puoi piangere enumerando uno per uno i giorni in cui sei rimasta sola, perduta,spezzata fino a non trovarti in nessun luogo  e in nessun tempo..la puoi stringere come una fune che ti ha afferrata, l’ultimo incredibilmente appiglio che ti  ha salvata dal dimenticare per sempre..e la puoi scrivere in Poesia..l’unica altezza dell’Anima da dove non hai paura di precipitare…Nostalgia, approdo e faro che guida e aspetta…  bussola per naviganti che tornano a casa! Bacio d’Amore , struggente e salato che dischiude le labbra in un sospiro…che soffia la Vita!