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Poesia è veggente attesa nella penombra, poesia è abisso che sa della penombra, è attesa sulla soglia, è comunione e insieme è solitudine, è promiscuità e paura della promiscuità, così casta come il sogno del gregge dormiente, è tuttavia paura dell’impudicizia: oh, poesia è attesa, non è ancora partenza, ma perenne concedo…

 

….

On a vu souvent
Rejaillir le feu
De l’ancien volcan
Qu’on croyait trop vieux
Il est paraît-il
Des terres brûlées
Donnant plus de blé
Qu’un meilleur avril
Et quand vient le soir
Pour qu’un ciel flamboie
Le rouge et le noir
Ne s’épousent-ils pas
Ne me quitte pas ..

Ne me quitte pas
Je ne veux plus pleurer
Je ne veux plus parler
Je me cacherai là
A te regarder
Danser et sourire
Et à t’écouter
Chanter et puis rire
Laisse-moi devenir
L’ombre de ton ombre
L’ombre de ta main
L’ombre de ton chien
Ne me quitte pas

La mia vita…

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La mia vita non è quest’ora ripida
che mi vedi scalare in fretta.
Sono un albero innanzi all’orizzonte,
una delle mie molte bocche,
e la prima a chiudersi.

Sono l’attimo tra due suoni
che male s’accordano
perché il suono morte vuole emergere –

Ma nella pausa buia si riconciliano
entrambi tremando.

E bello resta il canto.

Rainer Maria Rilke

 

Due di spade

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Un giorno, dopo un’accesa e fervida discussione con mio padre, in seguito ad un mio passionale dibattito circa un argomento che ci aveva portato ad uno scontro verbale esilerante, mio padre esclamò:
“Basta!, con te è impossibile, non riesco a trovare una via d’uscita a questa interminabile discussione, mi arrendo,mi dispiace per me, ma devo ammettere che hai sempre un punto di vista che ribalta ogni stupida convinzione! Del resto perché mi meraviglio? Sei sempre stata un due di spade!” bofonchio qualcosa di incomprensibile, mi diete una pacca sulle spalle e tornò a sedere nella sua poltrona, prese in mano la sua settimana enigmistica, indossò i suoi orribili occhiali marroni e continuò a concentrarsi su quello che faceva pochi istanti prima del terremoto.
“Scusa, papà, puoi ripetere? Fammi capire, cosa significa due di spade?”decisa corsi da lui con l’unica intenzione e la necessità di un chiarimento a quell’affermazione.

“Hai presente la figura della carta da gioco del due di spade? Nell’immagine sono disegnate due spade incrociate, assomigliano ad una forbice…ma se guardi attentamente l’incrocio delle due spade incide una x…tu quando parli sei come la forbice che taglia la lingua delle persone impedendo loro ogni possibile controdibattito e imprimi una x sulle labbra..lasciando sempre gli altri senza parole..perchè tu dici sempre tutto quel che è possibile dire, lecito ed illecito che sia, vedi e fai vedere tutto ciò che c’è da vedere! Sono stato abbastanza esauriente, bella rompiscatole? Hai il dono della parola, questo è…punto, ed è stato evidente da subito, ma non la parlantina….quella è un’altra cosa, possiedi il dono del discernimento e permetti a chi ti ascolta di comprendere anche le cose più sottili e nascoste..il mistero delle emozioni, qualunque esse siano vengono svelate! Ora lasciami finire…che a me più che parlare, piace ascoltare..e questo dovresti ormai averlo capito.
Ho pensato tante volte a queste sue dichiarazioni, ho cercato di trovare risposte atte a verificarne corrispondenza con il  mio sentire e devo concludere oggi, che io non so se mio padre nella sua eccentrica mente ha letto di me una verità o ha soltanto azzardato un senso a quel” non so che” di me che lo ha reso convinto che sua figlia aveva un talento speciale per la parola, ma so di certo che sono stata sempre appassionata,innamorata,perdutamente avvolta nel mio mondo di parole, le ho cercate, lette e assimilate, fatte scorrere come acqua di fonte, fresca e pura a dissetare l’arsura del cuore e della mente, le ho nutrite, curate e vegliate nelle notti infinite, quando sentirmi vuota era di gran lunga peggiore che sapere di essere sola nel mondo..le ho aspettate di rimando alle lunghissime lettere che scrivevo alla vita, aspettando una risposta dove non c’è mai stata e mai ci sarà, le ho memorizzate, una per una,quelle calde e setose, che ti fasciano le ferite ed arrestano le emorragie d’amore e di affetto, le ho incise scalfendole sulle pietre dure di ogni muro ed ogni barriera tra me e l’esistenza, le ho cavalcate, montando euforica sulla groppa dei miei cavalli alati..incontro allo spettacolo che fanno certi sogni quando trasformano in un miracolo il cuore che torna a sorridere, le ho narrate trasformandole in suoni melodiosi per tentare di trattenere nelle viscere certi dolori perché non uscisse il veleno alienato dalla disperazione e non soccombere prima di aver provato ad essere più forte delle avversità e le ho scritte, fogli e fogli, lunghi secoli tentando di fermare per sempre un attimo di candida gioia…per non scordare, per restare, per decidere che voglio morire viva, con l’anima simile ad una fiamma accesa, dormire così nell’eternità senza patire mai più freddo ed oscurità.

(Giusy  Montalbano- tratto da: Fiori Recisi/Talenti)

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Per qualcuno sei un esempio, un errore, un ossimoro, un dono, un appetito, un rimpianto, una fantasia, un’utopia, una necessità, un’ ucronia, un desiderio, un’invidia, una nostalgia. Non te ne accorgi, ma ogni giorno sei un nomade inconsapevole, errante tra i pensieri della gente.

Michelangelo da Pisa

...

Ce metti una vita intera per piacerti,
e poi, arrivi alla fine e te rendi conto che te piaci.
Che te piaci perché sei tu, e perché per piacerti c’hai messo na vita intera: la tua.
Ce metti una vita intera per accorgerti che a chi dovevi piacè, sei piaciuta e a chi no, mejo così.
Ce metti na vita per contà i difetti e riderce sopra,
perché so belli, perché so i tuoi.
Perché senza tutti quei difetti, e chi saresti?… Nessuno!


Anna Magnani

L’invito

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“A me non interessa sapere quel che fai per vivere.
Io voglio sapere per che cosa soffri
e se osi sognare di incontrare la passione del tuo cuore.

A me non interessa sapere quanti anni hai.
Io voglio sapere se rischieresti di sembrare un pazzo per amore, per i tuoi sogni, per l’avventura di essere vivo.

A me non interessa sapere quali pianeti sono in quadratura con la tua luna…
Io voglio sapere se hai toccato il centro del tuo proprio dolore, se sei stato aperto ai tradimenti della vita
o se ti sei ritirato e chiuso per paura di ulteriore dolore.

Voglio sapere se riesci a sederti con la sofferenza, la mia o la tua, senza muoverti per nasconderla, né per sedarla, né per mandarla via.

Voglio sapere se puoi stare con la gioia , la mia o la tua,
se puoi danzare selvaggiamente e lasciare che l’estasi ti riempia fino alla punta delle dita e delle dita dei piedi senza ammonirci di stare attenti, di essere realisti, o di ricordare le limitazioni dell’umano.

A me non interessa se la storia che stai raccontando è vera.
Voglio sapere se puoi deludere l’altro, per essere vero con te stesso.
Se puoi sopportare l’accusa di tradimento e non tradire la tua anima.
Se riesci a essere senza fede e quindi degno di fede.

Voglio sapere se puoi vedere la Bellezza anche quando non è carina tutti i giorni.
E se puoi nutrire la tua vita della sua presenza.

Voglio sapere se puoi vivere con il fallimento, il tuo e il mio,
e ancora ergerti sulla riva di un lago e gridare all’argento della luna piena ,”Si”.

A me non interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai.
Voglio sapere se puoi alzarti dopo una vita di pena e disperazione, addolorato e ferito fino alle ossa, e fare ciò che c’è da fare per i figli.

A me non interessa chi sei e perché sei qui.
Voglio sapere se starai al centro del fuoco insieme a me e non ti ritirerai.

Non mi interessa sapere dove o cosa o con chi hai studiato.
Voglio sapere che cosa ti sostiene dall’interno, quando tutto il resto cade giù.

Voglio sapere se puoi stare da solo con te stesso
e se veramente ti piace la compagnia che dai nei momenti vuoti. “

Oriah Montain – L’Invito

Sergio Villaquiran

L’Uomo e Donna

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L’uomo è la più elevata delle creature .
La donna la più sublime degli ideali .
Dio fece per l’uomo il trono ,
e per la donna un ‘altare.
Il trono esalta , l’altare santifica.
L’uomo è il cervello, la donna il cuore.
Il cervello fabbrica luce , il cuore 
produce amore.
La luce feconda ,  l’amore resuscita.
L’uomo è forte per la ragione 
la donna è invincibile per le lacrime.
La ragione convince , le lacrime commuovono.
L’uomo è capace di tutti gli eroismi,
la donna di tutti i martiri.
L’eroismo nobilita’ , il martirio  sublima.
L’uomo ha la supremazia ,
la donna ha la preferenza .
La supremazia significa forza,
la preferenza rappresenta il diritto.
L’uomo è un genio,
la donna un angelo.
Il genio è incommensurabile;
l’angelo  indefinibile.
L’aspirazione dell’uomo è la gloria suprema 
l’aspirazione della donna  è la virtu’ estrema.
La gloria rende tutto grande, 
la virtu’ rende tutto divino.
L’uomo è un codice ,  la donna un vangelo.
Il codice corregge,  il vangelo perfeziona.
L’uomo pensa ,  la donna sogna .
Pensare è avere il cranio di una larva :
sognare è avere in fronte un’aureola.
L’uomo è un’oceano ,  la donna un lago.
L’oceano ha la perla che adorna ,
il lago la poesia che abbaglia.
L’uomo è l’aquila che vola,
la donna l’usignolo che canta.
Volare è dominare lo spazio,
cantare è conquistare  l’anima.
L’uomo è un tempio,
la donna il sacrario.
Dinanzi al tempio ci scopriamo ,
davanti al sacrario ci inginocchiamo.
Infine :
L’uomo si trova dove termina la terra ,
la donna  dove comincia il cielo.

Victor Hugo

oo

Quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici tutto quello che non ti fa dormire
mettici il vento che ti porta altrove
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici la vertigine del tuo calvario
mettici lo sguardo del tuo amico più triste
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici le tue ali spezzate
mettici il tempo che dedichi alla terra
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici il silenzio prima di una carezza
il vuoto prima di un’idea
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici le labbra timide di tua madre
mettici le ossa rotte di tuo padre
le ossa rotte di tutti i contadini
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici gli occhi di una volpe
mettici il resto della cenere
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
mettici la tua schiena nuda
le tue domande inopportune
quando nel tuo pane non sai cosa mettere
non metterci niente e ringrazia il tuo pane.

(Giuseppe Semeraro)