Irrequieto
si svelò il mio vivere
una processione perpetua, lenta di giorni,
sfilate di croci più che lumi
tra lo scricchiolio dei passi sul pietrame asciutto
e la densa coltre di nuvole:
muro opaco tra me e il cielo.
Giorni nel tempo vele immobili nel Vento
sperdute e senza rotta
con l’unica sete che una meta sa muovere e placare
Una voce dimorò nei secoli della mia inquietudine
e la visione di un cipresso
che giace sulla nuda roccia
in una verde collina dai profili accesi.
Un solo canto lessi dalla Vita:
grida berberi e lontani,la marcia scalpitante
di un esercito di forza,
una melodia
un suono disadorno e puro
l’armonia nascosta e segreta che scorre
nel mio petto aperto da un fiume in piena,
scorsi la via, presi la strada
disseminata da odorose briciole di pane,
lungo la selva dei pensieri
trovai una lussureggiante radura
dove giaceva innocuo
il fulcro acceso di ogni mio dolore
senza farmi alcun male.
Giusy Montalbano