L’abito della notte
tra mille sipari di silenzio m’assale al cuore
senza nulla assaporare
se non una stagione di voglia,
di sogni mai scartati.
Son questi corpi muti, senza casa esilio senza un nume deriva dei giorni; divengono acqua fluiscono in ogni crepa sorda dove cercarti in un palpito di abbandono.
Cosa potrebbe mai accaderci a noi
che ci siamo stesi così vicini
alle carcasse di navi pirata
al luogo della fabbrica di morte
dondolandoci
come panni stesi al vento
nel giardino di mia nonna.
I nostri avi hanno conquistato terre e non siamo più esiliati nell’indifferenza riparati dalle paure dei secoli appena riparati dalla schiuma ardente nella morsa dei cavalli sfiancati.
Ora, i nostri piedi affondano dolcemente nei ricordi d’una memoria sepolta. Chiamami E’ notte, lungo il sentiero dei ricci, guarda i loro aculei come brillano finché saranno terra come noi.
Rinasceremo, tu, con labbra premute sui miei silenzi di vetro ed io, che accarezzo i tuoi capelli luminosi, trattenendo le lacrime sul bordo della tua ultima poesia.
Teneri, come la curva delle pietre del nostro mare che ci videro senza veli, rinasceremo, cuciti insieme come giovani isole immerse nell’oceano e gli astri inventare un canto nuovo.
Chiamami ancora, passa dal giardino profumato di basilico e sentirai di nuovo il canto dei poeti sul bordo della tua finestra, socchiusa per lasciare gli occhi dell’orizzonte immaginare pezzi di Cielo
Sono un vecchio mai vissuto. Sono un reticolo di relazioni, ero un filtro d'informazioni. Scrutavo la vita con gli occhi, ora mi guardo in profondità. Cerco l'essenziale e non mi perdo nella superficialità. Questo sono io, questa è la mia storia. Per chi mi volesse sorprendere, si ricordi di fare attenzione alle particolarità. Gli uomini non sono accettati, i pensieri veri sono ben ritrovati. Buona lettura e buon divertimento, abbandonate la testa da un'altra parte, lasciatevi cullare dal vento.