Costruire

Ah si vivesse solo di inizi!
di eccitazioni da prima volta
quando tutto ti sorprende e
nulla ti appartiene ancora

nel mezzo c’è tutto il resto
e tutto il resto è giorno dopo giorno
e giorno dopo giorno è
silenziosamente costruire
e costruire è sapere e potere
rinunciare alla perfezione

Pietra su pietra…con sudore, acqua, sale, mare e fango abbiamo costruito…

la nostra casa é colonna d’Amore

che resiste ad ogni tempesta!

Di come si cambia

mo

Spesso ci imbarchiamo in strani “viaggi immaginari” che nulla hanno a che fare con la realtà, ne facciamo trame e film.. ci inventiamo amori, passioni… un po’ per noia, un po’ per evasione, un po’ perchè ci manca quel tanto di coraggio per raccontarci la verità: la nostra.Qualunque storia di fantasia può essere quello che noi vorremmo fosse. E’ la fantasia che ce lo permette.

Ma a quaranta e più anni bisognerebbe avere metabolizzato questa differenza. 

Che in fondo disegna molta dell’insoddisfazione che mi sento serpeggiare attorno.  il fatto che sia rimasta la convinzione bambina che esiste un mondo (lavoro, amore, persone, sesso, figli) non come è, ma come lo vorrei. Che è una visione totalmente decentrata, perchè il mondo come lo vorrei è la mia proiezione, la mia visione, la mia realtà, e non tiene in considerazione gli altri, ma li genera come mio prodotto.

Mentre il mondo vero è semplicemente quello che è. E se imparassimo ad accettarlo senza fare continue comparazioni con improbabili condizionali, scopriremmo che non è male come ce lo raccontiamo.La realtà è fatta di passi, scelte, svolte.

La vita è questo in fondo. Percorrere una strada, chiedersi se sia la propria, comprendere, sbagliare, ripartire.

Ad alcuni non succede mai. Viaggiano sui binari che si trovano sotto i piedi, ignari e incoscienti.
Vorrei anche dire che li invidio. Ma non è vero. 
Non invidio un grammo di quella leggerezza. Perchè non è reale. E’ la proiezione di una vita senza peso, passata a sopravviversi, a non morire, tacendo qualunque barlume di risveglio.

Mille volte le mie lacrime, il mio sconcerto di fronte al male del mondo. La mia meraviglia di fronte al suo bello.

Ad un bimbo che ti chiama zia per la prima volta, a rotolarsi nell’erba rovinando sulle pietre, ai raggi del sole che dipingono arcobaleni nella pioggia, all’acqua che annega piedi e pensieri, ad una mano che ti si infila tra le gambe disegnando desideri a colori.

Siamo un costante divenire. Un trasformarsi dell’anima, una rivisitazione del nostro film, la possibilità di fare di un classico un new concept, riscrivendolo. Moulin Rouge (il film), che al di là della storia, ha fuso decenni sonori in melodie nuove, con nuovi suoni, sì, ma soprattutto nuove storie, nuovi significati.

Perchè a volte, quello che ti stride dentro è solo la tua colonna sonora. Canzoni tristi, canzoni arrabbiate a cui hai bisogno di dare una speranza. E se giochi a legarle bene assieme, se non ti curi del come si fa, ma ti occupi del come faresti, del come vorresti, il risultato a volte può sorprenderti.

 

Rivendico il diritto di essere gentile,
la commozione della tenerezza,
la capriola sublime della bellezza,
l’acrobazia difficile della semplicità,
la magica centrifuga trita-banalità.

Rivendico il diritto a esistere col cuore,
quello di offrire parole d’amore,
l’ostinazione della poesia,
il mal di pancia della nostalgia,
lieve la danza della naturalezza
il salto mortale dell’interezza”

(Laura Ricci – “La strega poeta”)