E non andare via

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Ho lasciato i pantaloni in un cortile
ho perso anche una mano in un vicolo,
era un pomeriggio di aprile
gli occhi me li ha portati via una donna grassa a forza di guardarla
le labbra le ho lasciate tutte e due su un'altra bocca
o su una fontana, che a essere prudenti non si tocca
ma mi brucia come un vecchio fulminante...
O muori tu, o muoio io
da oggi Roma avrà un altro Dio
io me ne vado via, 
io me ne vado via...

Dove chiudendo gli occhi senti i cani abbaiare
dove se apri le orecchie non le chiudi dalla rabbia e lo spavento
ma ragioni giusto seguendo il volo degli uccelli e il loro ritmo lento
dove puoi trovare un Dio nelle mani di un uomo che lavora
e puoi rinunciare a una gioia per una sottile tenerezza
dove puoi nascere e morire con l'odore della neve
dove paga il giusto chi mangia, chi beve e fa l'amore
dove, per Dio! la giornata è ancora fatta di ventiquattr'ore
e puoi uccidere il tuo passato col Dio che ti ha creato
guardando con durezza il loro viso
con la forza di un pugno chiuso e di un sorriso
e correre insieme agli altri ad incontrare il tuo futuro
che oggi è proprio tuo
e non andar più via

e non andar più via
e non andar...

Dalla

In bianco e nero

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Guardo una foto di mia madre
era felice avra’ avuto tre anni
stringeva al petto una bambola
il regalo piu’ ambito.
Era la festa del suo compleanno
un bianco e nero sbiadito.
Guardo mia madre a quei
tempi e rivedo
il mio stesso sorriso.
E pensare a quante volte
l’ho sentita lontana
e pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me
chiederle almeno il perche’
dei lunghi ed ostili
silenzi e momenti
di noncuranza puntualmente
mi dimostravo inflessibile
inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita
temendo una sciocca rivalita’.
. . . . . . . . . . . .
Guardo una foto di mia madre
era felice avra’ avuto vent’anni
capelli raccolti in un foulard di seta
ed una espressione svanita.
Nitido scorcio degli anni sessanta
di una raggiante Catania
la scruto per filo e per segno e
ritrovo il mio stesso sguardo.
E pensare a quante volte
l’ho sentita lontana
e pensare a quante volte…
Le avrei voluto parlare di me
chiederle almeno il perche’
dei lunghi ed ostili
silenzi e di
quella arbitraria indolenza
puntualmente
mi dimostravo inflessibile
inaccessibile e fiera
intimamente agguerrita temendo
l’innata rivalita’.
Le avrei voluto parlare di me
chiederle almeno il perche’
Le avrei voluto parlare di me
chiederle almeno il perche’
chiederle almeno il perché
chiederle almeno il perché

Carmen Consoli

Ti Danzo


Per i miei occhi

maltrattati dall’oscurità

risvegliati dal chiarore di ogni meraviglia

Per ogni parte del mio viso

labbra serrate e poi canto

Per le mie mani

pugni di rabbia

sciolte in carezze

per i miei piedi

stallo inerme

che diventa cammino

il mio corpo.. tutto

calpestato, usato e umiliato

fatto perdono in volo di farfalla

fatto dono

per la mente, il cuore e l’anima mia

io Ti danzo!

G.M

 

Quando?

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In molte società sciamaniche,
se ti rivolgi a un guaritore
per problemi di depressione,
scoraggiamento, o demotivazione,
ti sentirai porre quattro domande:
Quando
hai smesso di ballare?
Quando
hai smesso di cantare?
Quando
hai smesso di sentirti affascinato dalle storie del mondo?
Quando
hai smesso di trovare conforto
nella dimensione del dolce silenzio?

Hernàn Huarache Mamani

Ho ripreso a ballare…