Sicilia

Mio padre aveva un modo tutto suo di farmi sorridere, quando si accorgeva che qualche pensiero di troppo mi oscurava il viso disegnandomi sguardi smarriti nella tristezza e labbra imbronciate che tanto poco mi si adattano..mi afferrava le mani e sollevandomi dal mio cantuccio di tristezza accendeva il suo mangiacassette dicendo soltanto:” Abballamu, amunì..annacati”!
Mi sono commossa oggi ripensandoci, mi sono venuti i lucciconi agli occhi, lui così tanto fiero delle sue origini, della sua Terra, cosi perennemente serio, nella sua maschera di gesso che non lasciava trapelare neanche gli occhi sempre smarriti negli abissi della sua solitudine! Ma bastava che udisse il suono del friscaletto e del tamburello e si scioglieva come il burro al sole!
Partiva la musica, ed allora erano risa tra mille giravolte, saltelli e battiti di tamburello…
Oggi mi è tornato il sorriso ripensandoci e mi accorgo che sono così tanto vulnerabile ai suoni della mia Terra, perchè la Sicilia è come me: intensa, piena di dolore e contraddizioni, luce e oscurità, fuoco e terra, vento e mare, passioni e sangue,miscuglio di razze e culture..che uniti insieme sanno diventare un canto alla vita ed è una musica che ti porti appresso ovunque vai..mentre ti perdi e stai per tornare.
G.M

L’ombra della Luce

Perchè le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi aneliti del cuore
sono solo l’ombra della luce.

Ripongo lo sguardo nell’azzurro delle vene..aria traslucida sopra ogni cosa, dicevi ci sono tre tipi di maestri: Uno che insegna facendoti paura,uno facendoti infuriare e il terzo facendoti Amare.

Tu non mi abbandonare…voglio imparare da Amore, offrimi il Tuo sguardo di Luce.

G.M

Le Vent, le cri…

Ho raccolto tra le mani tutti i brandelli di me caduti, dispersi nel caotico giro di giostra che spesso fanno le parole, pezzi imbrigliati tra lo struggimento che taglia in due ogni significato e comprendo che l’Amore può soltanto avere una direzione che è quella di unire scavando solchi nei campi di cuoio, incidendo curve tra fiumi di niente, volando spesso in cieli ghiacciati, nebulosi, incerti..che hanno dimenticato come espandersi.
Ho raccolto sassi..ma la terra è rimasta tra le dita, la pioggia non ha ancora lasciato le mie ossa. Pezzi che non si lasceranno andare, soltanto un po’ d’amore si è staccato dall’Amore come pietrisco dalla pietra, pioggia dalla pioggia come il mare dal mare.
Ho dato, torcendo le mie aurore di profumi,spremendomi la Vita sapendo che sarei comunque rimasta pregna della Poesia che mi ride sul cuore, perchè è questo il vero miracolo del dono: ritrovarsi pieni.
Ho raccolto…e mi raccolgo, premuta a terra, sognando l’oceano, intrisa di calore, allagata di stanchezza cerco ancora la forza, quella sequenza complessa di sensazioni mescolati al mio istinto di conservazione, e trovo la certezza che mi farò ancora mangiare e magari sputare come si rigetta un boccone di troppo, i miei eccessi sono la mia vera prigione, non riuscire a dosare il tocco del bene e del male e finire poi a voler gelare il cuore, ibernarlo dentro un sorriso, una carezza, una piccola ingenua tenerezza per discioglierlo poi nel palmo della mano tra detriti e premure.
Sto tentando di nuovo il silenzio, commuoverlo fino al punto che non ascolti, gli struscio addosso l’amarrezza di sapersi sola chiedendogli in cambio un abbraccio che non mi finisca sfinendomi la voce e il coraggio di credere che è il Cielo è lì per provare a volare lasciando a terra la memoria di ogni caduta, raschiando l’aria fino al punto da ricordare soltanto musica e lasciarsi guidare. Il vento grida qualche volta…più che parlare.
G.M