Le tue foto

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Ti te conservo un sacco di foto: c’è quella in cui sorridi soltanto con gli occhi, in un giorno stanco di troppe parole, quella in cui ti guardi allo specchio con le labbra dischiuse celando un timido stupore per la tua bellezza che rimane appena appena sfiorita nonostante i mille anni che ti senti addosso fatti di storia che non osi nemmeno ricordare, c’è quella dove stringi forte il tuo cagnolino come fosse un figlio con una tenerezza che contiene tutta la tua fragilità, delicata come un petalo di rosa che hai paura di toccare per non sentirlo sciupare sotto le dita , come un figlio per ogni tuo figlio che non è saputo arrivare a sentirti fino a quel punto..che non è riuscito a varcare la soglia che è quella linea sottile che ti separa da tutto il resto del mondo.
Ho tante fotografie di te, le nascondo con cura e le guardo proprio quando il dolore di te si fa più forte, le osservo facendole scorrere una una per una fino in fondo ai miei occhi dove trovo sempre i tuoi che mi vedono vivere oltre tutto quello che è stato il nostro misero tempo. Le bagno di lacrime fino a disidratarmi. Le curo di carezze, tutte quelle che abbiamo aspettato invano;
C’è quella in cui piccolissima cerco le tue mani…quella tensione è la nostra stretta rimasta a mezz’aria come tutta la nostra vita ferma in un solo istante, immobile. La tua foto in cui guardi fissa l’obiettivo con il tuo sguardo trasognato e lontano assorto e impigliato in uno scatto di luce a raccogliere in un buco tutti i tuoi pensieri fino a farli sparire …e poi c’è ne una, una tra le tante che vado a spiare…prima fra tutte e in mezzo a tutte le altre, mi si è piantata nel cuore come qualche volta accade con una scheggia che se non rimuovi subito ti resta infilzata tra la pelle, sei tu in uno dei tuoi giorni peggiori, abbandonata e stesa come un pugile dopo un incontro, piena di lividi e ammaccature, con gli occhi vitrei e le labbra tumefatte…sei tu vinta,stanca, quasi morta, sei tu con tutta la tua tragica follia di credere che passa ogni cosa,sola come possono essere soltanto le anime piene di tutto..hai un sorriso accennato tenuto tra i denti stretti, le mani attorcigliate sul grembo perchè è lì che si conservano i pugni e i baci di un’intera esistenza, il corpo raccolto con la speranza di vederlo scomparire e due occhi che parlano…una preghiera inventata perchè tanto tutte le altre fanno giri immensi e poi tornano a schiantarsi contro il muro, una preghiera fatta di sospiri che rincorrono il fiato.

G.M

Sultans Of Swing

“Senti un brivido nella notte
ha piovuto nel parco ma intanto
a valle tu ti fermi e sai che possiedi tutto
una band sta suonando un Dixie al tempo di due quarti
e tu ti senti bene quando ascolti il suono di quella musica…”

“osserva ‘Guitar George’ che conosce tutte le corde
fai attenzione, lui è rigorosamente ritmo, lui non vuole che tu pianga o canti
e una vecchia chitarra è tutto ciò che può offrire
quando si alza sotto le luci per suonare questa cosa”

“noi siamo i Sultani dello Swing”

Tempo per imparare…

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Un giorno forse imparerò che esistono sogni e sogni, quelli che nascono di luce, partorite da stelle gravide da secoli e che aspettano soltanto il vagito del cuore per cantarti dentro nuova musica, nuovi colori, altro mare e poi altri sogni, sogni di stracci.. attorcigliati in mezzo alle pieghe dei tuoi fazzoletti di pianto…piccoli ritagli di pezze sgualcite che ti bendano l’anima per farti sorridere un momento ancora prima del prossimo nodo;
Un giorno imparerò che ci sono al mondo persone e persone, quelle che di te hanno saputo raccogliere sprazzi di luce, gioie leggere, abissi intensi di anima viva, calda tenerezza e piacevole dolcezza di un fiume che scorre lento dopo mille burrasche e nel suo letto riposa ogni tristezza prima di nascere ancora nel mare… e ne hanno fatto una carezza d’amore, un abbraccio nella più spietata solitudine e persone che hanno preso, preso soltanto, tutta la tua ostinata tensione nello sbalzo siderale verso il sole, la tua malinconia, la tua vibrante nostalgia , le tua immaginazione e fantasia e tutta la poesia che scrivi con gli occhi e ne hanno fatto il loro sguardo facendoti sentire una piccolo scarabocchio sdolcinato e patetico sputato di getto su fogli leggeri da prendere al volo…prima di sparire in un soffio di vento;
Un giorno imparerò che ci sono giorni e giorni, quelli che ti svegli ed hai già l’oro in bocca e sai di zucchero e miele…baci ogni cosa, mordi tutto con una fame che è più di ingordigia è piuttosto tanta voglia di riempire, uno spazio, un minuto ed un solo secondo di vita e vita da esplodere in un boato di allegria che non ti regge nemmeno le gambe e saltelli come una trottola tra ricordi e sorrisi , mani e pelle con gli occhi che fanno scintille mentre i tuoi sguardi disegnano arabeschi e giostre di mille colori…e giorni che potresti poltrire nel letto fino a domani inseguendo le tristezze una per una come fossero briciole di pane lasciate nel bosco e sai che ti condurranno nella caverna scura ma non te ne importa nulla, perchè ti piace ogni tanto morire anche così…immersa nei tuoi segreti, nella memoria che ti porta ovunque, ovunque tu vuoi a scartare caramelle dolcissime, mentre assapori quel retrogusto amaro che lasciano tutte le cose belle che non possono tornare;
Un giorno imparerò a smettere di mettere il segno su tutto per non dimenticare, un segno su ogni persona, su ogni amore, su ogni dolore, su ogni giorno e ogni singola goccia di lacrima…i segni sono vie misteriose che mi portano anche dove non vorrei mai più tornare, sono chiavi che aprono mille porte e che poi ti fanno smarrire nei labirinti del cuore…sono fili che muovono marionette che raccontono favole e storie…peccato a volte … per qualcuna di queste avrei scelto un altro finale!
Oggi ho ritrovato per caso un “segno”.. è una Poesia di Neruda…pensare che l’avevo completamente rimossa, forse non era ancora tempo di ricordare, è passata una vita ma ho provato la stessa emozione della prima volta a rileggerla! Benedetti segni…quanto mi riporterete indietro quello può accadere una sola volta e basta  ma che dura per Sempre?
La Regina
Io ti ho nominato regina.
Ve n’è di più alte di te, di più alte.
Ve n’è di più pure di te, di più pure.
Ve n’è di più belle di te, di più belle.
Ma tu sei la regina.
Quando vai per le strade
nessuno ti riconosce
Nessuno vede la tua corona di cristallo, nessuno guarda
il tappeto d’oro rosso
che calpesti dove passi,
il tappeto che non esiste.
E quando t’affacci
tutti i fiumi risuonano
nel mio corpo, scuotono
il cielo le campane,
e un inno empie il mondo.
Tu sola ed io
tu sola ed io, amor mio,
lo udiamo.

Io tremo troppe volte…sola

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Io tremo troppe volte, sola
quando il mio sguardo incontra altri abissi
e la luce non basta
tremo per i segni su altra carne,
le cicatrici e le ferite che gridano sangue
per i nomi incerti scritti sulla lista dei sogni
e quelli cancellati da tempeste di sabbia…
io tremo d’infinito e di bene
ma anche di solitudine e pioggia
quando le parole non bastano
e il cuore si strozza di troppa aria e mare
di poco amore e abbandono…
io tremo troppo spesso, sola
per questo scrivo
per questo amo e stringo ogni stralcio di vita
che passa dalla mente al cuore
e si accomoda in un posto sicuro proprio nello stomaco…
io tremo e sono quella foglia che si tiene aggrappata
a un ramo e si culla in pace nel vento
il fremito timido, impercettibile
che esulta vibrando
senza musica
estensione e stridore
silenzio profondo che attraversa
il rumore assordante del mondo.

G.M