Pioggia

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Pioggia è la gioia infinita che arriva all’improvviso e smuove il cuore fino farlo sussultare in fremiti che assomigliano ad aghi che ti pungono solleticando sorrisi di felicità che credevi ormai dimenticati;
Pioggia è un ricordo che giunge e ti bussa dalla mente all’anima, un frammento lontano che avevi riposto confuso in mezzo a mille altri pezzi accantonati in un angolo, una fotografia che ti cade nelle mani e si infila negli occhi come un lampo , sposta le nuvole e ti allaga di sole che piange risate innocenti e bambine;
Pioggia è il deserto che canta musica e ti bagna con melodie che sembrano giungere dal Mare…coralli che si attaccano alle labbra e danzano di spuma e onde elevandosi e infrangedosi addosso ad ogni tua riva;
Pioggia è ogni tuo dolore, ogni ferita, ogni attesa, ogni distacco, ogni tuo sogno sepolto abbandonato, ogni tua resa … che ogni tanto lacrima perchè tu possa sempre ricordare di cosa sei fatta…per non dimenticare ogni passo che ti ha portato ad essere quella che sei, lacrime di pioggia per scrollarti di dosso la polvere, per riaccendere occhi al domani.. all’amore, alla vita oltre oltre quello che riesci a vedere.
Pioggia…oggi per me.
G.M

Dune mosse

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Un viaggio in fondo ai tuoi occhi
“dai d’illusi smammai”
Un viaggio in fondo ai tuoi occhi solcherò
Dune Mosse.
Don’t cry però
Poi…
colammo giù
E miseri
noi…
guardammo il blu.

Il mare in fondo ai tuoi occhi
Grembi nudi lambì
Il vento in fondo ai tuoi occhi
Carezzò Dune Mosse.

Don’t cry e noi
poi…
colammo giù
Si rimbalzò
e…
tornammo su.

Dentro una lacrima
e verso il sole
Voglio gridare amore
uh uh
Non ne posso più
Vieni t’imploderò
a rallentatore
E nell’immenso morirò!

Un viaggio in fondo ai tuoi occhi
“nei d’illusi smammai”
la pioggia in fondo ai tuoi occhi
cancellò Dune Mosse.

Don’t cry però
Poi…
colammo giù
e miseri
noi…
guardammo il blu.

Un viaggio in fondo ai tuoi occhi
solcherò Dune Mosse
un viaggio in fondo ai tuoi occhi
solcherò, solcherò, Dune Mosse!
un viaggio in fondo ai tuoi occhi

Zucchero

Ora saprai

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Ora che questo tuo ricordo
mi dorme sugli occhi
saprai che so calmare le ombre
quando si muovono tra palpebre e finestre
e non trovano luogo dove aspettarti
ora che il tempo non conta granelli di attimi
e non aspetta domani
per stringerti adesso
saprai che ballo la vita
anche senza musica e accordo il rumore del silenzio
cantando il tuo nome soltanto per te
ora che passo e cammino volandoti sul cuore
senza peso e zavorre
saprai che ci sei
in ogni cosa che amo
saprai che ci separa soltanto
un odoroso tappeto di rose
che parla ad ogni pensiero.

G.M

Come in uno specchio

La prima versione di questa bellissima canzone, di Eugenio Finardi
contenuta nel cd “Il vento di Elora” del 1989

Contiene “The Portage Philosophy” di Richard Beauvais

Fa male sentirsi rifiutati e rigettati dalla gente
Per tutto o per niente ma in fondo il perché non é importante
Ci si sente feriti, usati e poi gettati via
Ci si sente traditi come bambini abbandonati

Ho bisogno di un rifugio, di rifugio da me stesso
Si sopprattutto da me stesso e ne ho bisogno proprio adesso
Da una donna o da un amico, dalla mamma o dal marito
Da un amore ch’é finito male, da un figlio che non vuole più tornare

Lo so ti senti solo
A volte così solo
Anch’io mi sento solo
Solo come te

Per uno sbaglio nel tuo passato, un piccolo errore da niente
Che quasi ti era uscito di mente, ora ti senti condannato
E vorresti essere forte o magari vorresti essere morto
Perché così fa troppo troppo male, no così non può continuare

Hai bisogno di un rifugio, di rifugio da te stesso
Ma guardati come sei messo, ti sta crollando il mondo addosso
E ti senti così perso, come un cucciolo sull’autostrada
E sei così spaventato che oramai ci hai quasi rinunciato

Lo so ti senti solo
A volte così solo
Anch’io mi son sentito
Solo come te

E’ che a volte ci raccontiamo storie e ci gonfiamo delle nostre parole
Per poi ritrovarci prigionieri delle bugie che dicevamo ieri
Ci allontaniamo dalla gente per paura di essere sinceri
Per non mostrar le nostre debolezze nemmeno agli amici più veri

Se ti senti troppo vecchio, troppo vecchio stanco e consumato
Guarda a me come in uno specchio anch’io lo sono stato
Solo tu puoi farcela macredimi non puoi farcela da solo
Anche tu hai bisogno degli altri e forse gli altri hanno bisogno di te

E non sarai più solo
Ormai non sei più solo
Ma se ti senti solo
Vieni da me

The Portage Philosophy
(Richard Beauvais)

We are here because there is no refuge
finally from ourselves
until a person confronts himself in the eyes and hearts of others
he is running
until he suffers them to share his secrets he has no safety from them
afraid to be known he will know neither himself nor any other
he will be alone
wherelse but on this common ground can we find such a mirror
here at last a person can appear clearly to himself
not as the giant of his dreams nor the dwarf of his fears
but as a man, part of a whole with his share in its purpose
on this common ground we can each take root and grow
not alone anymore as in death
but alive to ourselves and to the others

We are not alone
we are not alone…

Siamo qui perché non abbiamo alcun
rifugio dove nasconderci da noi stessi.
Fino a quando una persona non confronta se stessa negli occhi e nei cuori degli altri, scappa.
Fino a che non permette loro
di condividere i suoi segreti,
non ha scampo da questi.
Timoroso di essere conosciuto non può conoscere se stesso né gli altri;
sarà solo.
Dove altro se non nei nostri punti comuni possiamo trovare un tale specchio?
Qui, finalmente, una persona può alla fine manifestarsi chiaramente a se stessa non come il gigante dei suoi sogni, né come il nano delle sue paure,
ma come un uomo parte di un tutto
con il suo contributo da offrire.
Su questo terreno comune noi tutti
possiamo mettere radici e crescere,
non più soli come nella morte,
ma vivi a noi stessi e agli altri.

Perché non siamo soli,
non siamo soli…..

Cristina Campo

Interno poesia

Cristina_Campo

È rimasta laggiù, calda, la vita,
l’aria colore dei miei occhi, il tempo
che bruciavano in fondo ad ogni vento
mani vive, cercandomi…

Rimasta è la carezza che non trovo
più se non tra due sonni, l’infinita
mia sapienza in frantumi. E tu, parola
che tramutavi il sangue in lacrime.

Nemmeno porto un viso
con me, già trapassato in altro viso
come spera nel vino e consumato
negli accesi silenzi…

Torno sola
tra due sonni laggiù, vedo l’ulivo
roseo sugli orci colmi d’acqua e luna
del lungo inverno. Torno a te che geli

nella mia lieve tunica di fuoco.

da La tigre assenza (Adelphi, 1991)

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