Ti porterò a casa

Ognuno ha la sua colonna sonora, quel qualcosa che ci canta dentro, a volte è una canzone triste, qualcosa che stride, qualcosa di arrabbiato , un richiamo, un letto dove riposare o più semplicemente qualcosa che racconta tutto di noi, di ciò che siamo, dei nostri sogni repressi, dei nostri abbracci, delle nostre speranze….una colonna sonora che dice esattamente ciò che vorremmo dire e che arriva proprio dove noi desideriamo, un bacio mandato lontano, un bacio che arriva dal passato e che ci piacerebbe ricevere adesso…e sono parole e sono musica a volte soltanto un ricordo indimenticabile, la mia è questa…stasera non smetto di ascoltarla, non smetto di sentirla…mi dorme sugli occhi, mi si posa sul cuore ed io ho non bisogno di dirti altro…!

G.M

 

” Se lei avesse avuto le ali sarebbe volata via
E un giorno o l’altro Dio gliene darà un paio
Le difficoltà sono l’unica strada percorribile, percorribile

Così forte come eri, eri tenera
Ti sto osservando respirare, per l’ultima volta
Una canzone per il tuo cuore, ma quando è in silenzio
So cosa vuol dire, e ti porterò a casa, ti porterò a casa “

 

 

Provate a fermarlo

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Provate a fermare l’amore
se vi riesce
quando intreccia le lacrime in radici
e ti affonda alla vita
mentre strappa dagli occhi la polvere della notte
avvolgendoli in veli d’aria
in abissi di pensieri
fino a fremere alla vista del sole.
Provate a fermare l’amore
se vi riesce
su di una barca solitaria e carica di cuore
che ogni giorno sceglie un nuovo itinerario
per continuare ad andare
provate a zittire il mondo che pulsa nella pancia
il tutto dentro senza fessure e pieno di finestre
ed i sensi come un groviglio, una matassa
dalle vene all’anima
dall’anima alla carne
ogni stilla di sangue come pioggia d’estate
provate a fermarlo quest’amore
in questo giorno senza sponda
nell’ovunque e nell’ altrove
in ogni attimo di ogni tempo
incastrato tra le ciglia
tra chiaro e scuro
come luce che penetra e poi scompare
addosso come legno bruciato
tutto nelle narici e nelle mani
fermatelo quest’amore
mentre sogna e desidera quel che il cuore brama
quando danza svestito di ieri in un giorno di festa
e sa cantare e piangere al centro del fuoco
quest’amore, abbandonato e solo
vagabondo in mezzo ai posti occupati
che non teme il proprio viso riflesso allo specchio
ed ha occhi per tutti
quest’amore che chiedo, questo amore che voglio da dare
che mi vive
che mi muove
che mi espande e mi racchiude
imperlato di profumi che sfuggono al vuoto
amore come fili di respiro
su una foglia cullata e invaghita dal vento
che smuove ogni durezza
accarezzandomi di poesia.

G.M

Un mondo di uomini bambini

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Il bambino interiore che è in noi rappresenta nella sua forma più elementare, la forza motrice primordiale, quella che dà vita al nostro universo personale. È quella forza che ricerca le esperienze e il senso, quella che dà all’essere umano il desiderio di giocare, che dona capacità di gioire e talenti quali l’ispirazione e il senso della bellezza; è la parte di noi che ama e vuole essere amata, quella che è al di là del tempo, sempre giovane e fiduciosa nella vita stessa. E’ il ricercatore, l’inventore, “il creatore” in noi, colui che vuole sapere come funzionano le cose e prenderne parte attiva per farle funzionare. Ci lascia vivere la dimensione di “flow”: fluire ma nel contempo essere immersi in ciò che stiamo facendo. Il bambino interiore libero, vive attraverso l’intelligenza del suo cuore, è completamente integrato nel presente, è intuitivo e racchiuso in un mondo tutto suo, nel quale il tempo scorre a una velocità differente, secondo ritmi e regole proprie. Essere in contatto con il nostro bambino interiore significa perciò essere collegati con il suono primordiale della nostra anima. È un ritrovarsi di fronte alla fonte originaria della nostra vita, là dove proviamo una gioia profonda, poiché sappiamo con chiarezza ciò che veramente vogliamo e la forma che questo desiderio può prendere. Il nostro bambino interiore dunque, fonte originaria, primordiale, conosce il vero motivo dello scopo della nostra vita, è perciò il fondamento, la base del nostro essere.

 

Donna mia

Femminilità è dolcezza, garbo  tenerezza e mistero, femminilità è intuito e grande forza, istinto primordiale di cura e protezione, la vera essenza di ogni donna è Amore,offerta e generosità, riscoprire la propria autentica essenza vuol dire accettare il coraggio di essere madre, madre che genera Vita, che conduce e sprona sempre verso il Bene, la Nascita e qualche volta la Ri-nascita….

G.M

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Lei era la terra sommersa dove è nato il mio cuore, annacquata e odorosa di scelte che si scontano come avanzi di un banchetto clandestino, scelte che si pagano a morsi addentando scorci di luce qua e là per non sentirne il tonfo nelle viscere;

Lei era la culla suadente del mare dove ora riposa il mio sangue, il sonno calmo che dormiva sugli occhi e sotto soltanto palpebre aperte a cogliere visioni fiammeggianti di carne e silenzi, era fame di vita con labbra sospese, impigliate tra rovi di orizzonti e baratri ora è la mia voce ancorata a lampi d’amore che disgela le vene;

Lei era l’attesa, vento gelato che pettinava i miei campi bruciati da un sole nascosto, la catena immobile che mi legava al tempo e lingua di fuoco ad incenerire i giorni della mancanza, ora è la mia parola che brancica bagliori e che si allunga nel corso di ogni momento bagnando le ciglia, toccando ogni posto, ogni luogo, ogni istante per raccontarle cose nuove, la carta bianca che non aspetta domani per parlare;

 

Lei era il sogno a sfidare la notte, l’abisso e l’aria dove non si posano carezze, teca arrugginita di tenerezza perduta dove non arrivano mani, ora è la mia conchiglia rosa rinvenuta lungo la battigia da dove si ode musica, note di verità a cui sto appesa e che mi contengono intera;

 

Lei era il verso del rimpianto e della solitudine che rantola di troppe pause e tormento, l’anima chiusa a pugno come una rosa pestata dal peso di una pietra, ora lei è la mia rima perfetta, il sigillo che chiude la porta ad ogni offesa, la goccia del mare che scintilla di dolcezza, una milonga infinita che chiama la pioggia…a lavare la mente, a smuovere stupore e il sorriso complice prima di dichiararsi all’Amore.

 

Lei era l’agnello sacrificale che ha lasciato la terra agonizzando un po’ di senso e perdono con il dorso coperto da torti non suoi, eredità non scelta e alla quale non tutti trovano un modo di rinunciare, adesso è la mia spada di Damocle che spezza la catena del dolore di infinite generazioni…spada che incide l’Amore fino al fulcro della Misericordia e da lì ricomincia a capire ad esistere.

 

G.M