
Se mi osservi con cura e attenzione, puoi leggere senza fatica tutta la mia vita: nelle mie mani ci sono i segni di ogni cosa che ho toccato, perduto e afferrato, dalla profondità dei miei occhi puoi scrutare e distinguere mille sfumature e colori, dall’inclinazione del capo ogni promessa e ogni sogno infranto, dalla mia pelle ogni profumo , tutte le volte che sono stata dimenticata, trascurata e ogni abbraccio che mi accolta.
Ci sono giorni che mi è difficile guardarmi allo specchio, la mia immagine riflessa è la mia storia, ed allora vacillo, stordita , confusa e mi sprono per tenermi in piedi, anche da bambina cadevo, cadevo sempre, facevo fatica a mantenere l’equilibrio, colpa della mia irruenza, della mia vivacità che mi portava ad esplorare tutto ciò che mi circondava.
Nelle mie ginocchia sono ancora incise alcune cicatrici, e di ognuna ne ricordo ogni particolare.
Sotto le mie palpebre dormono luoghi e paradisi di pace, scalciano cavalli selvaggi che galoppano liberi verso deserti di quiete.
Lungo la mia schiena scorre un fiume straripante di ricordi e memorie, un flusso spesso impertinente e invasivo che qualche volta mi inonda senza alcun invito e preavviso ed allora capita che improvvisamente i miei occhi si perdono lontano anni luce e mi conducono imperterriti trascinandomi in un vortice di sensazioni nel passato, rimango così ammutolita dai rumori e dal silenzio, quasi sospesa a camminare sulla fune del tempo.
Ho imparato ad annusarli, a carpirne i sapori dal loro odore, a spiarne i passi come una lupa guardinga, girovaga nella steppa delle vene.
Ho affinato le narici fino all’impossibile per evitare i colpi di dolore, per scansarmi dagli agguati, per preservarmi dalla collera di essere stata presa alle spalle, per difendermi ed arrendermi, per vivere e sopravvivere, per resistere indenne e forte nella giungla del passato.
Eppure con il tempo ho imparato dalla memoria e dai ricordi, setacciando ogni granello di polvere dividendo con cura il peso di ogni fotografia, misurando lo spessore di ogni goccia di lacrima e di sangue, la sostanza di ogni riso e di ogni piccolissima insignificante forma di luce covata nella penombra, l’origine di ogni sfumatura nata dalla mescolanza di colori, fino a sentire di essere figlia cresciuta e cullata dalla sua stessa storia.
Se mi guardi..se mi osservi senza la coltre impietosa dei retaggi mentali che si fanno domande, che si danno risposte puoi vedere le mie radici , quelle stesse che mi tengono aggrappata alla vita che pulsano quando il mio sguardo incontra altri abissi e la luce non basta e tremano per i segni su altra carne, le cicatrici e le ferite che gridano sangue suii nomi incerti scritti sulla lista dei sogni, solitudine e pioggia quando le parole non servono e il cuore si strozza di troppa aria e mare di poco amore e abbandono, radici come un fremito timido, impercettibile che esultano vibrando senza musica, estensione e stridore, silenzio profondo che attraversa il rumore assordante del mondo. Puoi vedere che so soltanto volare, con la testa, con la pancia, con il cuore, guardare con gli occhi ciò che è degno di essermi eterno, fosse anche mille miglia lontano da me.
G.M